25 settembre 2006

Lolita di Stanley Kubrick

Nel 1955 lo scrittore Vladimir Nabokov pubblicò un romanzo che suscitò molto scalpore, perché raccontava il folle amore di un uomo per una ragazzina di dodici anni.
Kubrick si sentì ispirato dal tema e chiese allo scrittore di trasformarlo in una sceneggiatura per il cinema.
Così il romanzo diventò il film “Lolita”.

Se pur considerato come un'opera minore nella carriera di Kubrick, il film deve aver lasciato il segno a suo tempo se ancora oggi resta nel linguaggio l’espressione “Lolita”, per indicare una ragazzina spregiudicata, e continua ad essere un argomento intriso di sensualità che oltre a romanzi e film ha ispirato anche canzoni e canzoncine di vario tipo.

Tutto ha inizio quando uno scrittore-insegnate di francese, Humbert Humbert (James Mason), si allontana dalla vecchia Europa per cercare successo in America partecipando a una serie di conferenze.

Poiché non pensa di restare lì a lungo, decide di trovarsi una stanza in affitto.
Sceglie di sistemarsi nella casa di una prosperosa e vivace vedova.



Ma non è la vedova Charlotte Hanz (Shelley Winters) ad averlo convinto a restare, nè la casa, nè il prezzo dell’affitto, ma la giovanissima figlia della vedova sdraiata in bikini in giardino, Dolores Hanz, detta Lolita (Sue Lyon).



Humbert è divorziato, felicemente aggiunge lui, e questo fa nascere delle speranza nella vedova che si sente tremendamente sola.
Ma i pensieri dell’uomo sono tutti per la giovane Lolita.
Questa scena del film spiega molto bene il rapporto fra i tre, la vedova vuole Humbert, Humbert vuole Lolita e Lolita…gioca!



Già, perché per lei, bambina capricciosa ma consapevole del suo fascino sugli uomini, certe effusioni sono un gioco, non da loro valore morale o sentimentale, si diverte.

Passa del tempo, Humbert teme di perdere definitivamente la sua Lolita, perché presto dovrà trasferirsi per lavoro.
Già solo vederla andare via per un breve campeggio estivo lo fa soffrire, non può più stare senza di lei.
Cosa fare?

Ecco che arriva un'idea: sposare la madre di Lolita!
La vedova è pazza di lui e si dichiara attraverso una lettera, Humbert coglie l’occasione.
È compiaciuto del fatto che lo trovi attraente, quasi inizia a volerle bene e a provare del rimorso per quanto trama alle sue spalle, ma sono tutte sensazioni che rendono più intrigante il gioco.

La passionale vedova non è soddisfatta del suo nuovo marito, troppo assente, troppi segreti...
Cerca di affrontarlo per chiarire la situazione, gli spiega che si ucciderebbe se sapesse che lui fosse un uomo senza Dio. Lui sorride sornione, sembra pensare: “Quasi, quasi glielo dico così si toglie di mezzo!”. Ma tace. Finché la vedova non gli racconta che nei suoi progetti futuri ci sono soltanto lui e lei, perché vuole mandare immediatamente in collegio Lolita.

Humbert vede crollare il suo piano, ha sposato la vedova per niente, perderà comunque Lolita.
Decide di ucciderla. Poi ci ripensa, non ne ha il coraggio. Squilla il telefono, risponde e gli comunicano che sua moglie (madre di Lolita) è morta investita da un auto. Com’è possibile era in casa due minuti fa?!
Eppure è proprio così. Disperata la donna era scappata e sotto una fittissima e violenta pioggia un automobilista non è riuscito a vederla in tempo.

Poco male, finge di essere un vedovo sconsolato e corre a prendere Lolita dal campeggio.



Iniziano anni di vita insieme, in continua fuga, costretti a mentire per non destare sospetti e sempre attenti agli sguardi indiscreti dei vicini.
Sono patrigno e figlia adottiva per il resto del mondo, ma nelle mura domestica sono due amanti.
Humbert è schiavo d’amore per la sua Lolita, si occupa di tutto, casa, lavoro, la vizia, le mette anche lo smalto ai piedi. L’unico compito che spetta a Lolita è non farsi avvicinare da nessun altro uomo.
Ma le promesse di Lolita non valgono molto.
Humbert lo sa, e la sua gelosia diventa sempre più morbosa.

Finché un giorno Lolita lo lascia scappando con un misterioso “zio”.

Dopo 4 anni, Lolita chiede al suo patrigno del denaro, si è sposata, è incinta e ha bisogno di aiuto.

Humbert, che l’aveva tratta sempre da regina, la vede ridotta a vivere tra quattro misere e decadenti mura e montagne di panni da stirare, con un marito giovane ma goffo e sordo da un orecchio.
Chiede spiegazioni alla giovane, cosa ha fatto in questi anni e chi la portò via da lui.

Lolita gli racconta che ancor prima che arrivasse a vivere in affitto da loro, lei si era innamorata di uno sceneggiatore, un vero genio, che lei non aveva mai smesso di vedere, neanche nei loro anni insieme, e che quest’uomo Humbert lo aveva conosciuto in più occasioni sotto le diverse sembianze: vecchio flirt della mamma, poliziotto, psicologo, ecc..
Il suo nome è Clare Quilty, è stato l’unico uomo che Lolita confessa di avere amato.
Ma dopo la fuga da Humbert, la vita con Quilty non era stata facile, frequentavano strana gente, e un giorno lui le chiese di partecipare a un film “artistico” (quanto i calendari delle tipe della tv!), lei rifiutò e lui la caccio via.

Humbert cerca di convincere Lolita a venir via con lui, ma lei sembra aver messo la testa a posto, vuole restare accanto al marito, vuole solo il bene del bambino che nascerà.
Al patrigno non resta che darle i soldi da lei chiesti e andarsene.
Via, verso la casa di Quilty (Peter Sellers), dove troverà la vendetta che aveva tanto meditato in questi anni.



Humbert, per l’omicidio di Quilty verrà condannato e morirà in carcere d’infarto.

Il film nella prima ora è così ingenuo e buffo che fa ridere, ma poi prende una brutta piega crescendo in drammaticità.

La prigionia d’amore a cui Humbert costringe Lolita per la sua gelosia, mi fa pensare ai recenti fatti di cronaca, a quella ragazza austriaca prigioniera per otto anni di un maniaco. La ragazza ha dichiarato di essere stata cosciente da subito che fra lei e il suo sequestratore era lei la più forte, ed ora che ho visto questo film capisco come possa essere stato possibile.

Lolita assecondava Humbert per divertimento ma anche perché aveva bisogno di qualcuno che si prendesse cura di lei, e lui era l’unica persona che le era rimasta dopo la morte della madre. Humbert non aveva altra importanza per Lolita che sperava di fuggire da lui alla prima occasione. Della fine del loro rapporto Lolita non aveva nulla di che soffrire, c’era tutta una vita ad attenderla.
Humbert invece era ossessionato dalla ragazza, era il suo grande amore, non poteva vivere senza.

Il film non contiene parole volgari, nessuna scena erotica, per noi che siamo abituati a vederne di cotte e di crude appare come un tranquillo ed educato film in bianco e nero degli anni 60’.
Ma ora che mi sono ritrovata qui a raccontarvelo mi rendo conto di come fra tanti dialoghi velati la storia nella sua sostanza sia molto forte.

A prescindere dall’enorme differenza di età che rende Humbert un pedofilo (all’inizio della loro relazione lei ha solo 12 anni!), questo amore è malato perché l’uomo voleva fare di Lolita la sua bambola, qualcosa di suo e per nessun altro, rendergli delle minime libertà per coltivare amicizie, studiare, uscire non gli era facile da sopportare.

Humbert ha fatto follie, ha persino ucciso, per un amore che non è mai stato ricambiato.

2 COMMENTI:

  1. Anonimo1:03 PM

    Hola Annarè,
    ma quanto mi piace questo tuo nuovo blog...
    Grande Kubrick e molto ben fatto Lolita.

    Finirò per adorarti..

    Ieri sera hai visto Report? Si noi avevamo già visto quei filmati ma...

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  2. ...ma??
    Ho registrato la puntata, e quindi ho visto solo l'inizio, c'erano le stesse immagini di Inganno Globale, hanno detto qualcosa in più?

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