19 giugno 2012

Quel gran pezzo dell'Ubalda

Per esteso: “Quel gran pezzo dell’Ubalda tutta nuda e tutta calda”.
Edwige Fenech si vergogna di questo film e soprattutto del titolo. Anch’io.

Ma se di cinema si vuole parlare, non si può ignorare l’esplosione delle commedie sexy all’italiana negli anni ‘70. Soprattutto adesso che sono state rivalutate. Anche se non capisco il perché. Di salvabile c’è ben poco e questo film non è tra quelli. Però è incredibilmente noto, è quello che ha consacrato la Fenech come icona sexy e ha dato slancio al genere con una lunga serie di cortigiane, poliziotte, soldatesse, dottoresse, insegnanti.



Elementi fondamentali delle commedie sexy all’italiana: almeno una doccia o un bagno di una avvenente presenza femminile. Guardoni, cornuti e cornificatori (o aspiranti tali). Malintesi, dispetti, ripicche e affari formano nuove coppie. In genere la bella amante trova un bello, la moglie tradita trova un amante e il marito rimane fregato. Tradizione vuole che il comico non risulti mai vincente, altrimenti non fa più ridere.

Medioevo. Olimpio (Pippo Franco) torna a casa dopo anni di guerra e non vede l’ora di tuffarsi tra le braccia della bella moglie Fiamma. La moglie, che ha un numero infinito di amanti, non ha tempo da perdere con quel bruttarello del marito, inventa una scusa: per un voto deve rispettare altri 15 giorni di castità. Dovendo pensare ad altro, il marito cerca di migliorare i rapporti con il vicino, un burbero mugnaio sposato con Ubalda (Edwige Fenech). Olimpio attratto da Ubalda, ma anche per farla pagare al mugnaio, fa di tutto per sedurla. Il mugnaio contrattaccherà tentando di infilarsi nel letto della moglie di Olimpio. Dopo aver fallito tentativi su tentavi, i due si accordano sullo scambio delle mogli. Un finto accordo, l’uno dà all’altro la chiave sbagliata per aprire la cintura di castità. Altro litigio, altro tentativo di vendetta. Finirà che una strategica cintura di castità ridurrà i due mariti a voci bianche mentre le due belle mogli si consoleranno con gli amanti.

L’idea per il film deriva da “L’Armata Brancaleone” (1966) di Mario Monicelli e il “Il Decameron” (1971) di Pier Paolo Pasolini. Due film di tutto rispetto hanno generato una sfilza di piccoli mostriciattoli cinematografici. Anche l’influenza di “Fellini Satirycon” non è da sottovalutare.

Ho fatto un piccolo sondaggio, il 1976 è stato l’anno in cui le commedie sexy hanno toccato il record. Ne sono state realizzate e distribuite circa 17. Noi ci lamentiamo per un cinepanettone all’anno, immaginate di vederne 17 in un anno! Che gran scelta avremmo al cinema!

Se non riuscite a fare questo sforzo di immaginazione recuperate “Il comune senso del pudore”, commedia sexy del ‘76 per la regia di Alberto Sordi. Nello specifico il primo episodio, in cui i coniugi Colonna decidono di passare una romantica serata al cinema per festeggiare il loro anniversario di matrimonio. Girano tutta Roma, ricoperta da locandine di film scollacciati, provano tre cinema ed escono sempre prima della fine turbati dalla visione de “Il Romanzo di una novizia”, “La nipotina” e “La cavalcata”, film che Sordi recensirà così: "'A novizia invece che ‘na monaca era 'na mignotta, la nipotina se la ingroppava er nonno, er cavallo era l'amante da'a padrona...oggi così fanno i film".

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