Il “Satyricon” è un’opera latina attribuita a Petronio,
arbiter elegantiae presso l’imperatore Nerone.
Conosciamo dei dettagli sulla vita dell’autore grazie agli “Annales”
di Tacito, che ci presentano Petronio come un uomo capace anche se attratto
dalla bella vita…dal bello in generale. Per questo era considerato un esperto
in materia, e Nerone per non commettere errori non esprimeva giudizi prima di
aver sentito l’opinione di Petronio.
Questo scatenò l’invidia di Tigellino che cercò di far
diventare Petronio inviso all’imperatore. Petronio, prima che l’imperatore
potesse scegliere per lui un crudele destino, decise di suicidarsi. Si tagliò i
polsi durante un banchetto, chiese agli amici di far finta di nulla e parlare
di cose piacevoli, e lentamente si spense. Nel suo testamento non ci furono
parole di encomio per Nerone, ma la lista di tutte le nefandezze
dell’imperatore. Ovviamente Nerone si adirò moltissimo.
Mi viene in mente il faccione di Peter Ustinov, Nerone nel
kolossal “Quo vadis?” (1951). Nel film viene riproposta la scena del suicidio
di Petronio, in versione molto romanzata. In fondo il kolossal è tratto da un
romanzo, “Quo vadis?” dello scrittore polacco Henryk Sienkiewicz (premio Nobel
letteratura 1905).
A proposito di romanzi, il “Satyricon” è forse il primo
romanzo latino, creato da Petronio inconsapevolmente, preso com’era a rielaborare
in chiave parodistica gli elementi base del romanzo greco.
Nel romanzo greco la trama vede sempre protagonisti due
giovani innamorati costretti a separarsi, ma dopo aver affrontato mille
pericoli si ritrovano e convolano a nozze. Quindi Manzoni non ha inventato
nulla. Già i greci avevano scritto diverse storie alla Renzo e Lucia.
Nel “Satyricon” i due giovani sono omosessuali, non restano
affatto fedeli l’uno all’altro e non finisce con un matrimonio.
Il “Satyricon” è giunto a noi frammentato ed è così che lo
racconta Fellini. Coglie l’occasione per essere più onirico che mai.
Nel “Fellini Satyricon” (1969) non c’è una
trama lineare, a un tratto troviamo il protagonista in nuovi posti senza capire
bene come è arrivato.
Sembra un film di fantascienza. Anzi lo è. La ricostruzione
storica è proiettata al presente, quindi è passato-futuristico.
Sulle locandine Americane il film viene presentato così: "Rome. Before Christ. After Fellini". Mi sembra una giusta chiave di lettura.
La satira di Petronio in Fellini si perde nella malinconia
della vita. Del tempo che scorre troppo in fretta. Anche il momento più fedele
all’opera di Petronio, l’esagerato banchetto di Trimalcione, è più tetro che
divertente.
Non è il film che preferisco di Fellini, però, visivamente, è uno dei più spettacolari.
Non ho visto il film (che recupererò dopo la tua recensione), ma quando al liceo mi fecero leggere il libro trovai anche questo più malinconico e tetro che non umoristico. In fondo, se non ce lo facessero tanto odiare a forza di esegesi, I promessi Sposi è un libro molto più vicino al modo di pensare dei diciassettenni... penso che rileggero Petronio quando sarò un po' più matura, anche se spero non più disincantata.
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