20 giugno 2012

Fellini Satyricon


Il “Satyricon” è un’opera latina attribuita a Petronio, arbiter elegantiae presso l’imperatore Nerone.

Conosciamo dei dettagli sulla vita dell’autore grazie agli “Annales” di Tacito, che ci presentano Petronio come un uomo capace anche se attratto dalla bella vita…dal bello in generale. Per questo era considerato un esperto in materia, e Nerone per non commettere errori non esprimeva giudizi prima di aver sentito l’opinione di Petronio.
Questo scatenò l’invidia di Tigellino che cercò di far diventare Petronio inviso all’imperatore. Petronio, prima che l’imperatore potesse scegliere per lui un crudele destino, decise di suicidarsi. Si tagliò i polsi durante un banchetto, chiese agli amici di far finta di nulla e parlare di cose piacevoli, e lentamente si spense. Nel suo testamento non ci furono parole di encomio per Nerone, ma la lista di tutte le nefandezze dell’imperatore. Ovviamente Nerone si adirò moltissimo.

Mi viene in mente il faccione di Peter Ustinov, Nerone nel kolossal “Quo vadis?” (1951). Nel film viene riproposta la scena del suicidio di Petronio, in versione molto romanzata. In fondo il kolossal è tratto da un romanzo, “Quo vadis?” dello scrittore polacco Henryk Sienkiewicz (premio Nobel letteratura 1905).


A proposito di romanzi, il “Satyricon” è forse il primo romanzo latino, creato da Petronio inconsapevolmente, preso com’era a rielaborare in chiave parodistica gli elementi base del romanzo greco.

Nel romanzo greco la trama vede sempre protagonisti due giovani innamorati costretti a separarsi, ma dopo aver affrontato mille pericoli si ritrovano e convolano a nozze. Quindi Manzoni non ha inventato nulla. Già i greci avevano scritto diverse storie alla Renzo e Lucia.

Nel “Satyricon” i due giovani sono omosessuali, non restano affatto fedeli l’uno all’altro e non finisce con un matrimonio.

Il “Satyricon” è giunto a noi frammentato ed è così che lo racconta Fellini. Coglie l’occasione per essere più onirico che mai.  

Nel “Fellini Satyricon” (1969) non c’è una trama lineare, a un tratto troviamo il protagonista in nuovi posti senza capire bene come è arrivato.
Sembra un film di fantascienza. Anzi lo è. La ricostruzione storica è proiettata al presente, quindi è passato-futuristico.
Sulle locandine Americane il film viene presentato così: "Rome. Before Christ. After Fellini". Mi sembra una giusta chiave di lettura.

La satira di Petronio in Fellini si perde nella malinconia della vita. Del tempo che scorre troppo in fretta. Anche il momento più fedele all’opera di Petronio, l’esagerato banchetto di Trimalcione, è più tetro che divertente.

Non è il film che preferisco di Fellini, però, visivamente, è uno dei più spettacolari. 






1 COMMENTI:

  1. Non ho visto il film (che recupererò dopo la tua recensione), ma quando al liceo mi fecero leggere il libro trovai anche questo più malinconico e tetro che non umoristico. In fondo, se non ce lo facessero tanto odiare a forza di esegesi, I promessi Sposi è un libro molto più vicino al modo di pensare dei diciassettenni... penso che rileggero Petronio quando sarò un po' più matura, anche se spero non più disincantata.

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