15 ottobre 2013

This Must Be the Place

Cheyenne (Sean Penn) ha abbandonato la scena musicale da vent'anni e vive con sua moglie in una lussuosa villa a Dublino. Dei bei tempi in cui era una rock star ha conservato il look e l'atteggiamento. Sembra un eterno adolescente pigro e scostante che galleggia tra la noia e la depressione.

Giunge una telefonata inaspettata: suo padre sta per morire di vecchia e lo vuole accanto.
Cheyenne non vede suo padre da trent'anni e non ha nessuna intenzione di prendere un aereo per andare in America. Parte con una nave, ci mette troppo ad arrivare, trova il padre già morto.
Scopre che il padre gli ha lasciato in eredità una missione: punire un nazista che lo umiliò pubblicamente quando da ragazzino si ritrovò prigioniero in un campo di concentramento.

E così Cheyenne inizia a dare la caccia all'ufficiale Aloise Lange, più vecchio di suo padre ma ancora vivo. Un cacciatore davvero fuori dal comune il nostro Cheyenne! Viaggia nell'entroterra americano e, tra cittadine ordinate, case sperdute, motel e tanti fast-food, incontra l'ex-moglie dell'ufficiale, successivamente la nipote, fino a giungere a destinazione.

Non si può che rivolgere rabbia e orrore nei confronti di chi si è reso complice della più grande vergogna del '900, ma è difficile giudicare l'uomo che è stato quando dinanzi ci si ritrova un fragile anziano. Sembra impossibile unire tanta mostruosità a una figura rassicurante che ci hanno insegnato a considerare con rispetto.

Un storia originalissima, peccato che "C'è qualcosa che mi ha disturbato..." come ripete spesso il protagonista.
Avrei gradito un po' di ironia in più, o di rabbia, qualcosa che scuotesse la storia. Però devo riconosce che l'andamento del film rispecchia il protagonista e quindi non poteva essere che così.
L'interpretazione di Sean Penn resterà memorabile.
Non so come abbia fatto Paolo Sorrentino a convincerlo a conciarsi così... un facsimile di Robert Smith dei The Cure!

L'idea di una collaborazione tra il nostro regista e l'attore americano è nata nel 2008 in occasione del Festival di Cannes. Sorrentino vinse il premio della giuria per "Il Divo", Penn era il presidente della giuria. Tra un complimento e l'altro Sorrentino ne approfittò per chiedere a Sean Penn di lavorare insieme... e il sogno è diventato realtà! A volte capita, per fortuna!

Ignorato agli Oscar perché slittò l'uscita del film nelle sale americane, Sorrentino trovò tutto l'affetto possibile negli Oscar nostrani, i David di Donatello.

14 nomination, niente male! (Per il momento il record è di 18 nomination a "La prima cosa bella" di Paolo Virzì)

Su 14 vinti 6 David di Donatello.
Migliore sceneggiatura a Paolo Sorrentino e Umberto Contarello, Migliore fotografia, Miglior trucco, Migliori acconciature, Miglior colonna sonora a David Byrne e Miglior canzone a "If It Falls, It Falls" di David Byrne e Will Oldham.

A proposito di rock star e di Dublino, nel cast, in un piccolo ma importante ruolo, c'è Eve Hewson figlia di Bono degli U2.

Bono e sua figlia Eve

2 COMMENTI:

  1. Sorrentino è sempre stato sfortunato con gli Oscar
    Speriamo che stavolta i suoi meriti vengano riconosciuti

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  2. Proprio le parole che volevo sentire: "Avrei gradito un po' di ironia in più, o di rabbia, qualcosa che scuotesse la storia."

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