25 ottobre 2013

Il re dell'Africa

Nel 1998 una Charlize Theron più bella che mai è protagonista de “Il grande Joe”, perfetto per le famiglie, ricco di buoni sentimenti e messaggi animalisti-ambientalisti.
Il film non è altro che un remake de “Il re dell’Africa” del 1949.

I due film sono molto diversi, io sono rimasta colpita dalla versione originale. Sarà per il fascino del bianco e nero, per lo sguardo su un'epoca passata, per la notevole fantasia e per la continua ricerca di effetti e azioni che potessero stupire lo spettatore, anche a costo di forzare la trama.

Alla regia Ernest Beaumont Schoedsack che con Merian C. Cooper aveva già girato nel 1933 il primo famosissimo “King Kong”, e in seguito realizzerà ancora altri film con scimmioni tra i protagonisti!
Notevoli gli effetti speciali di Willis O'Brien e Ray Harryhausen.

Vado subito a riassumervi la trama, finale compreso.

Una tenera bambina fa un baratto con degli indigeni e ottiene un cucciolo di gorilla. Il padre non è molto contento dell’acquisto della figlia, ma si lascia intenerire e il gorilla entra a far parte della famiglia.

Passano gli anni, la bambina è diventata una graziosa ragazza, e il gorilla è cresciuto a dismisura! Il gorilla Joe è l’unica compagnia rimasta alla ragazza da quando suo padre è morto.

Un giorno, durante una passeggiata Joe è assalito da dei cowboy.
Cosa ci fanno dei cowboy in Africa?!
Un ricco americano vuole aprire un locale a tema unico e sensazionale: cowboy contro bestie della giungla. Per questo ha inviato i cowboy a catturare degli animali, ammesso che ci riescano! Questa spedizione è anche un modo per testare la credibilità della sua idea.
Gli sforzi dei cowboy sono inutili contro la forza di Joe. L'intervento tempestivo della ragazza pone fine a ogni lotta. Il ricco americano rimane ammaliato da questa incredibile coppia e dalla loro intesa, abbandona l’idea dei cowboy e decide di fare di Joe e della sua bella padroncina l’attrazione centrale del locale.

La ragazza vive benissimo a New York, è innamorata e ricambiata di uno dei cowboy. Joe, al contrario, soffre moltissimo. Abituato a muoversi liberamente in Africa, ora vive perennemente al buio in una cella negli scantinati del locale. Viene liberato solo per entrare in scena.

Il locale è incredibile! (Già così, visto in bianco e nero, figuratevi a colori e ad alta definizione cosa poteva essere!). Ogni dettaglio richiama la giungla. Ad esempio, dietro i barman ci sono degli acquari, ma non con i classici pesciolini rossi, con dei leoni!

In una delle sue prime esibizioni Joe sfida al tiro alla fune dieci forzuti di diverse nazionalità. Tra questi, quello che resiste di più è Primo Carnera. Sì, proprio lui, il pugile italiano più famoso, esaltato dal fascismo come modello dell’uomo perfetto.
Le esibizioni successive diventano sempre più mortificanti per Joe, triste e nostalgico della sua Africa.

Carnera contro Joe

Due ubriaconi per far dispetto al proprietario del locale raggiungono Joe nella sua cella e lo fanno bere. Il risultato è devastante. Joe fuori di sé mette in fuga i clienti, distrugge il locale, i leoni liberi assalgono Joe…

Il gorilla viene messo sotto processo e condannato a morte per i danni che ha recato.

La ragazza, il suo fidanzato e persino il proprietario (l’unico che avrebbe da lamentarsi visto che ha perso una fortuna!) non possono accettare una sentenza del genere, tentano di salvare Joe. Organizzano una fuga a cui segue una corsa piena di colpi di scena.
A un passo dal porto, dove c’è una nave pronta a riportarli in Africa, la ragazza, il cowboy e il gorilla, non se la sentono di proseguire senza dare aiuto a dei bambini di un orfanotrofio in fiamme.

L’eroica impresa cancella la condanna. Joe, la ragazza e il suo cowboy possono tornare in Africa e vivere felici e contenti.

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